venerdì 30 dicembre 2011

Il marito della libraia: "La donna in gabbia" di Adler-Olsen Jussi, un gial...

Il marito della libraia: "La donna in gabbia" di Adler-Olsen Jussi, un gial...: Voto:9 Consiglio vivamente la lettura di "La donna in gabbia" di Adler-Olsen Jussi, primo romanzo della serie dedicata alla sezione Q (squ...

Il nuovo romanzo di Suter volteggia come una libellula

Leggete "Allmen e le libellule" di Martin Suter Sellerio editore, 2011.
Voto: 8


Questo romanzo, come "Come è piccolo il mondo" non possono essere considerati veri e propri gialli in quanto sotto questo profilo risultano un pò leggeri.
Si tratta invece di romanzi di ottima qualità che, attraverso perdenti di razza, svelano le ipocrisie della società nobiliare e borghese svizzera.
Il protagonista è un detective sui generis che per caso inciampa in un omicidio e lo risolve, da furbo uomo di mondo qual'è, a suo vantaggio.

Johann Friedrich von Allmen è un tipico personaggio alla Suter, un simpatico signore che vive "marinando la vita" come uno studente marinerebbe la scuola. Quarantenne, riservato habitué di tutti i posti giusti, lettore appassionato, superiore a tutte le questioni materiali, i camerieri gli si rivolgono con un "conte" ma il nome aristocratico è nato da una sua personale riscrittura. Ha dilapidato la ricca eredità paterna e, poiché nel college ha imparato che indebitarsi, per uno di rango, non è disonorevole, usa il poco denaro per "mantenere la propria affidabilità di credito anziché per vivere". Da poco tempo, però, si dedica a furti di oggetti d'arte, in luoghi e situazioni tali da sollevarlo da ogni sospetto. Probabilmente, nella Svizzera opulenta di cui l'autore, sulle orme di Dürrenmatt, draga l'anima sociale, tipi così immiseriti e perbene non sono insoliti. E Martin Suter li eleva a rappresentare un mondo sicuro e immutabile all'apparenza, che è invece diretto, con la stessa voluttà con cui Allmen dilapida, all'incertezza e alla decadenza. Un nuovo, sofisticato congegno narrativo, in cui Martin Suter trascina il lettore senza sforzo né artificio. Prima avventura di una coppia di detective delle belle arti.

"La donna in gabbia" di Adler-Olsen Jussi, un giallo-thriller avvincente

Voto:9

Consiglio vivamente la lettura di "La donna in gabbia" di Adler-Olsen Jussi, primo romanzo della serie dedicata alla sezione Q (squadra specializzata in casi irrisolti).
La squadra in questione, guidata dall'ispettore Morck, un personaggio sopra le righe, assolutamente indisciplinato, pigro, diretto, ma dotato di una tenacia e un acume invidiabili, è costituita da un extracomunitario dalle mille sorprese (Assad) e da un agente paralizzato a seguito di una sparatoria.
Evidenti sono i riferimenti alla letteratura e lal TV di genere americana; ma ciò non infastidisce grazie all'adattamento al contesto danese.

 
La voce distorta proviene da un altoparlante piazzato da qualche parte nel buio: "Buon compleanno, Merete. Oggi sono centoventisei giorni che sei qui, e questo è il nostro regalo per te.
Lasceremo la luce accesa per un anno, a meno che tu non sia capace di rispondere a una domanda.
Perché ti abbiamo rinchiusa?"
Merete Lynggaard, giovane parlamentare danese di successo, è a bordo di un traghetto il giorno in cui scompare senza lasciare tracce. I media si lanciano avidamente sulla storia e le ipotesi si avvicendano nei titoli: dal suicidio all'omicidio, dal tragico incidente al rapimento, fino alla sparizione volontaria.
La polizia mette in campo tutte le forze, ma senza risultato: la donna sembra inghiottita dalla terra. Merete però non è morta.
Chi la tiene segregata in modo tanto disumano in una prigione di cemento? E perché? Cinque anni dopo, Cari Morck, poliziotto svogliato e burbero, una spina nel fianco per tutti i colleghi, decide di riaprire le indagini con la sua Sezione Q, il nuovo reparto speciale per i casi irrisolti.
Procedendo a ritroso nel tempo fra trame politiche e drammi familiari, Morck e il suo misterioso assistente siriano Assad si lanciano in una battaglia contro il disegno delirante di un criminale folle.

Più che la trama ho trovato originale lo stile dell'autore e il carattere dei vari personaggi coinvolti nell'indagine, vittima compresa.
I folli sequestratori spaventano per la loro crudeltà.





Ho finito l'ultimo romanzo di Stephen King "22/11/'63"

Ho finito l'ultimo romanzo di Stephen King. Come accennato nel post pre natalizio ero curioso di leggere un romanzo cui D'Orrico, critico letterario che stimo molto, ha dato 10 come voto.

Le prime 200 pagine sono volate; arrivare alle ultime 100 non è stato semplice.
A quel punto però mi aspettavo i fuochi di artificio; invece mi sono trovato di fronte ad un finale da mortaretti (tanto per essere in clima con l'ultimo dell'anno).
In conclusione posso affermare che più che un thriller "22/11/'63" è un romanzo d'amore: l'amore nostalgico che ha l'autore per il periodo fine anni '50 inizio anni '60, l'amore che ha il protagonista per la bibliotecaria e, infine, quello che ho io per King, un autore che ricordavo da brividi, ma che oggi fa letteralmente rabbrividire con polpettoni di questo genere.
Voto: 6,5 a King e 10 a me per la pazienza.
 
Se potete evitate di leggerlo!

domenica 18 dicembre 2011

Consigli per le festività

Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i frequentatori de Il marito della libraia; in particolare agli studenti di grafica e fotografia del NID di Perugia, grandi lettori del mio blog nonché giovani talenti dal futuro radioso (naturalmente grazie alle mie lezioni di marketing).

Qualche consiglio per passare ore felici vicino al caminetto, in viaggio, a letto, sul divano, .... al bagno (uno dei miei luoghi preferiti per leggere):

BIANCANEVE DEVE MORIRE di Nele Neuhaus, Giano editore, 2011
Thriller dalle atmosfere cupe.



Dieci anni trascorsi in una cella a scontare una pena per omicidio, dieci lunghi anni, e poi finalmente arriva l'agognato giorno in cui il cancello del penitenziario di Rockenberg si chiude alle spalle di Tobias Sartorius. Il mondo, si sa, non aspetta a braccia aperte chi esce di prigione. Per Tobias la meta è perciò obbligata: Altenhain, il piccolo borgo tra i monti del Taunus, dove da tre generazioni i suoi esercitano l'onorato mestiere di osti al Gallo d'Oro, la trattoria del paese. Il ritorno al villaggio natale si rivela, però, subito per il figlio dei Sartorius un inferno peggiore di quello patito tra le mura del penitenziario. La madre è andata via di casa, l'appartamento paterno è in rovina, la trattoria chiusa. Di suo padre, poi, un uomo un tempo vitale e sicuro di sé, rimane solo un'ombra. Ogni oggetto, infine, della casa rimanda a quella sera d'estate di dieci anni prima in cui Laura Wagner e Stefanie Schneeberger scomparvero. Tutti gli indizi avevano allora indicato lui, il ragazzo dell'oste Sartorius, come il colpevole. Tobias non ricorda nulla di quella sera, solo che aveva bevuto con gli amici e che amava perdutamente Stefanie, la ragazza con i lunghi capelli neri e la bocca rossa come Biancaneve, per la quale aveva lasciato Laura. La rabbia e la delusione del ritorno probabilmente svanirebbero, se le cose non precipitassero con sorprendente rapidità. Quasi contemporaneamente alla ricomparsa di Tobias, infatti, uno scheletro umano torna improvvisamente alla luce...

Tiziana ha detto che è un bel libro; allora mi fido e ve lo consiglio!
Chi è Tiziana? Una lettrice attenta di gusti difficili che sta spesso in libreria.
Se non vi dovesse piacere vi darò il suo indirizzo di casa.

L'INDICE DELLA PAURA di Robert Harris, Mondadori editore, 2011



È notte fonda quando il dottor Alex Hoffmann viene aggredito da uno sconosciuto che si introduce di nascosto nella sua residenza di Ginevra. A quarantadue anni Hoffmann è una leggenda: scienziato tra i più noti al mondo, è ora un ricco e potente uomo d'affari proprietario di una società che gestisce fondi d'investimento, e ha da poco creato un software sofisticatissimo e top secret, destinato a rivoluzionare i mercati finanziari di tutto il mondo. Nessuno dei suoi rivali sa come, ma il sistema che Hoffmann ha messo a punto e che ruota intorno al VIX - l'indice di volatilità, familiarmente chiamato dagli addetti ai lavori "indice della paura"- genera un incredibile ritorno in termini economici per i suoi clienti. Qualcosa, però/evidentemente non funziona: qualcuno vuole distruggerlo e l'aggressione del professore è solo il primo di una serie di accadimenti sconcertanti. Nel giro di ventiquattr'ore Hoffmann non è più lo stesso uomo e, mentre i mercati finanziari intorno a lui precipitano, ha inizio una lotta senza esclusione di colpi contro un avversario sconosciuto e per questo ancora più temibile. Ambientato nel competitivo mondo dell'alta finanza scosso dalla profonda crisi economica mondiale di questi ultimi anni, "L'indice della paura" è un thriller che riconferma Robert Harris come osservatore della società contemporanea.

Harris è un ottimo scrittore di thriller (Ghostwriter mi ha colpito ..........) e romanzi storici (ho letto con piacere Conspirata).

LA CASA SEGRETA IN FONDO AL BOSCO di Christoffer Carlsson, Newton Compton editori, 2011



La cittadina di Dalen, in Svezia, è sconvolta da un'ondata di crimini senza precedenti. Nel giro di pochi mesi molte case vengono svaligiate, ma nessuna delle vittime immagina che il peggio debba ancora arrivare. Un vero e proprio bagno di sangue stronca infatti la vita di alcuni ragazzi. I giornali parlano di un regolamento di conti, di storie di droga, di reietti della società che sono andati incontro al proprio destino. Nessuno sa quale sia la terribile verità. Tutto ha inizio quando David Flygare torna da Stoccolma, per passare l'estate nel suo paese natio. Riprende a frequentare gli amici di un tempo, che spesso si ritrovano in una macabra casa di legno, isolata nel bosco. Una casa che sembra avere un'influenza maligna. Gli amici di David - Lukas, Martin, Rickard, Julian e Justine - si lasciano catturare dalla strana atmosfera che aleggia in quel luogo, abbandonandosi a incesti, abusi di droga é persino omicidi. Anche David è presto trascinato nella follia del gruppo, finché un giorno un bambino, che stringe tra le mani un coniglio con un solo occhio, gli rivela di sapere tutto quello che accade nel bosco... Dopo "Lo strano caso di Stoccolma", in un'atmosfera opprimente che ricorda l'incubo, Carlsson ci conduce alla scoperta dei segreti di un piccolo paese, dove regnano il vuoto, la morte e un'allucinata indifferenza di fronte alla violenza.

Questo autore ha scritto "Lo strano caso di Stoccolma", un ottimo thriller; è giovane, ma la stoffa non gli manca. Ho letto le prime pagine e mi ha colpito subito per il suo stile.

ALLMEN E LE LIBELLULE di Martin Sutter (questo lo sto leggendo proprio in questi giorni), Sellerio editore, 2011



Johann Friedrich von Allmen è un tipico personaggio alla Suter, un simpatico signore che vive "marinando la vita" come uno studente marinerebbe la scuola. Quarantenne, riservato habitué di tutti i posti giusti, lettore appassionato, superiore a tutte le questioni materiali, i camerieri gli si rivolgono con un "conte" ma il nome aristocratico è nato da una sua personale riscrittura. Ha dilapidato la ricca eredità paterna e, poiché nel college ha imparato che indebitarsi, per uno di rango, non è disonorevole, usa il poco denaro per "mantenere la propria affidabilità di credito anziché per vivere". Da poco tempo, però, si dedica a furti di oggetti d'arte, in luoghi e situazioni tali da sollevarlo da ogni sospetto. Probabilmente, nella Svizzera opulenta di cui l'autore, sulle orme di Dürrenmatt, draga l'anima sociale, tipi così immiseriti e perbene non sono insoliti. E Martin Suter li eleva a rappresentare un mondo sicuro e immutabile all'apparenza, che è invece diretto, con la stessa voluttà con cui Allmen dilapida, all'incertezza e alla decadenza. Un nuovo, sofisticato congegno narrativo, in cui Martin Suter trascina il lettore senza sforzo né artificio. Prima avventura di una coppia di detective delle belle arti.
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Posso garantire per Sutter di cui ho letto lo splendido "Come è piccolo il mondo"; è un autore sorprendente per la scioltezza della scrittura, la profondità del pensiero, la conoscenza della natura umana, la sua capacità di penetrare nella società nobiliare e borghese centro-europea evidenziandone meschinità ed ipocrisie.
La Sellerio ci propone sempre ottimi autori tipo Fallada, Recami, Malvaldi, ... .

L'UOMO DELL'INGANNO di Chris Morgan Jones, Mondadori, 2011



È il 2009. Sono passati dieci anni da quando Ben Webster ha messo fine alla sua carriera di giornalista investigativo, dopo che l'inchiesta sui traffici russi in Kazakhstan di cui si stava occupando si è conclusa tragicamente. Ora lavora per un'agenzia di Londra specializzata in spionaggio industriale e si occupa di casi molto delicati e scottanti, proprio come quello in cui lo coinvolge un noto magnate greco. L'incarico suscita in Webster un forte interesse poiché l'oggetto dell'indagine è Konstantin Malin, un potente oligarca del governo russo che lucra nel campo delle risorse energetiche. Alle sue dipendenze c'è Richard Lock, il prestanome, colui che dietro la facciata di avvocato ricicla enormi somme di denaro provenienti da spericolate operazioni finanziarie: è proprio lui che Webster deve riuscire a incastrare per arrivare a Malin. Ma quanto è disposto a rischiare? Lock, in apparenza realizzato e sicuro di sé, è di fatto solo un corrotto che anela a una libertà impossibile perché ostaggio di un uomo che può fare di lui ciò che vuole. Costretto a fare i conti con il proprio ruolo, sa di avere le ore contate. In un formidabile testa a testa che li porta da Mosca a Londra a Berlino, in un drammatico percorso fitto di ostacoli, Lock e Webster, due uomini diversi per indole e motivazioni, sono in realtà entrambi alla ricerca di un riscatto personale. Ma dietro le quinte agisce un potere senza volto, oscuro e minaccioso, in grado di sparigliare le carte sul tavolo...

C'è necessità di ricambio nel settore delle spy story perchè i grandi vecchi saggi del settore ormai hanno esaurito la propria vena e riescono ad attrarre solo i nostalgici innamorati dei loro capolavori passati.
Questo autore, alla sua opera prima, sembra aver convinto la critica per cui merita fiducia.

domenica 4 dicembre 2011

Il marito della libraia: Nero Oceano, una nave alla deriva fra incubi tempe...

Il marito della libraia: Nero Oceano, una nave alla deriva fra incubi tempe...: Ho trovato questo romanzo veramente avvincente (voto 9). Lo scrittore, un bel personaggio, indaga nei lati più oscuri della mente umana dim...

L'ultimo di Stephen King, indietro nel tempo per salvare Kennedy

Dopo molto tempo, riprendo in mano un libro di Stephen King: 22/11/1963 incuriosito dalla copertina e dalla missione del protagonista: TORNARE INDIETRO NEL TEMPO PER IMPEDIRE L'ATTENTATO A J.F. KENNEDY.



Il romanzo fin dalle prime pagine risulta veramente avvincente (le prime 100 sono volate); ne mancano ancora 600.
Il mio dubbio su questi mattoni è che il lettore medio, seppur appassionato dal genere, si spaventi e preferisca passatempi letterari più accessibili, fra le 3-400 pagine. Questo effetto me l'aveva fatto qualche anno fa The Dome.


Jake Epping ha trentacinque anni, è professore di inglese al liceo di Lisbon Falls, nel Maine, e arrotonda lo stipendio insegnando anche alla scuola serale. Vive solo, ma ha parecchi amici sui quali contare, e il migliore è Al, che gestisce la tavola calda. È proprio lui a rivelare a Jake il segreto che cambierà il suo destino: il negozio in realtà è un passaggio spaziotemporale che conduce al 1958. Al coinvolge Jake in una missione folle - e follemente possibile: impedire l'assassinio di Kennedy. Comincia così la nuova esistenza di Jake nel mondo di Elvis, James Dean e JFK, delle automobili interminabili e del twist, dove convivono un'anima inquieta di nome Lee Harvey Oswald e la bella bibliotecaria Sadie Dunhill. Che diventa per Jake l'amore della vita. Una vita che sovverte tutte le regole del tempo conosciute. E forse anche quelle della Storia.

Nero Oceano, una nave alla deriva fra incubi tempestosi

Ho trovato questo romanzo veramente avvincente (voto 9).
Lo scrittore, un bel personaggio, indaga nei lati più oscuri della mente umana dimostrando come il destino possa essere ineluttabile soprattutto se per uno sfortunato caso sulla tua nave sale il diavolo.
Consigliato a chi cerca una lettura non banale dove thriller e horror si mescolano sapientemente.

Stefán Máni - Reykiavik (Islanda), 1970

Figlio di pescatori è cresciuto a Ólafsvík nell’Islanda occidentale.
Dopo la scuola si è guadagnato da vivere facendo il pescatore, il falegname, il muratore, il giardiniere, il guardiano notturno, l’addetto alle pulizie, e ha lavorato anche con gli adolescenti e negli ospedali psichiatrici.
Ha scritto cinque romanzi. Il primo tradotto in Italia è stato Oceano nero, pubblicato da Tropea nel 2011.
Stefán Máni                                 

Nove marinai salpano dall'Islanda a bordo di un vecchio mercantile. Sono uomini abituati a tutto, ma il viaggio verso il Suriname li preoccupa. Sanno che il cargo è ormai una carcassa arrugginita e che la società di trasporto vuole sbarazzarsene per poi licenziarli. E prima di imbarcarsi alcuni di loro hanno deciso, all'insaputa del capitano, di scioperare in mare aperto, bloccando le macchine.
All'improvviso, però, mentre infuria una tempesta, l'imbarcazione rimane isolata: qualcuno ha tagliato le comunicazioni.
Chi è il sabotatore, e che cosa vuole ottenere?
Il viaggio si trasforma in un gioco al massacro. Tutti hanno qualcosa da nascondere o da cui nascondersi: l'omicidio della propria amata, un ricatto, una storia familiare lacerata. A complicare le cose, un pericoloso criminale chiamato Satana si trova a bordo per errore, e sembra godere sadicamente del clima di odio e sospetto generale.
Il cargo, ormai abbandonato a se stesso, avanza fra incubi reali e supposti, e subisce addirittura l'attacco dei pirati, prima di incagliarsi nella gelida terra dell'Antartide con i pochi superstiti.
Da qui parte l'itinerario a piedi dei quattro marinai ancora vivi, che si dividono, ognuno alla ricerca di una possibile salvezza. Un noir letterario intensissimo, plasmato con la materia di cui è composto il buio.

venerdì 11 novembre 2011

Il marito della libraia: "Tony & Susan", a chi capisce come va a finire pag...

Il marito della libraia: "Tony & Susan", a chi capisce come va a finire pag...: "Tony & Susan", di Austin Wright, Adelphi (2011). A chi capisce come va a finire la storia pago una pizza! Gran libro, vi consiglio vivame...

"Tony & Susan", a chi capisce come va a finire pago una pizza

"Tony & Susan", di Austin Wright, Adelphi (2011).
A chi capisce come va a finire la storia pago una pizza!
Gran libro, vi consiglio vivamente di leggerlo nonostante il finale.


Confessa, lettore. Se un conoscente ti recapita un manoscritto ingiungendoti di leggerlo entro qualche giorno, quando vorrà incontrarti per un responso, cosa provi? Nervosismo? Fastidio? Imbarazzo? Bene, più o meno quello che prova Susan, anche perché il mittente non è una persona qualsiasi, ma il suo ex marito, e il romanzo che le ha spedito è quello che ha fantasticato di scrivere, senza riuscirci, per tutta la durata del loro matrimonio. Quindi mentre tu, lettore, puoi accampare un qualsiasi pretesto che ti impedisce di fare quanto più desidereresti al mondo, cioè leggere quel benedetto manoscritto, Susan deve sedersi, e cominciare da pagina uno. Dove si racconta di una famiglia che torna a casa nella notte, in aperta campagna. Di un sorpasso e di un controsorpasso con una macchina sconosciuta. Di uno scambio di insulti dai finestrini. Di un agguato, qualche chilometro dopo. Di una moglie e una figlia portate via da tre balordi. Di un uomo rimasto solo, che vaga alla loro ricerca in una notte che, come un incubo perfetto, sembra sempre ricominciare daccapo. Allora, lettore? Se alla fine hai ceduto anche tu, se ormai stai leggendo da sopra le spalle di Susan, devi fermarti, come lei. Fare una pausa. Cercare conforto nei suoi pensieri, nel suo sforzo di capire da dove tutto questo abbia avuto inizio. Prima o poi però, insieme a lei, dovrai ricominciare a leggere. Di alcuni fatti muti, semplici, atroci. E di una lenta, feroce, allucinata vendetta...

Ho trovato questo romanzo incredibilmente trascinante.
Come la protagonista Susan, mi sono ritrovato a divorare le pagine del manoscritto inviatele dall'ex marito per capire come andava a finire la sventurata vicenda di Tony e dalle sua famiglia e a fare il tifo per lui nel momento supremo della vendetta.
Alla fine non sono riuscito a capire:
1. che fine fa Tony;
2. che collegamento c'è fra la vicenda narrata e la vita di Susan.
Riassumendo: libro da 9 con finale N.C. (non classificabile).
Mi aspettavo un colpo di scena, una sorpresa e invece niente.
Un vero peccato sprecare una storia così.
Spero che qualche lettore sappaia darmi delucidazioni sul finale di questo libro.
Pensare, come suggerisce la casa editrice, che tutto si limiti al desiderio dell'ex marito di far provare alla ex moglie,che non lo aveva ritenuto all'altezza di intraprendere la carriera di scrittore, emozioni e sensazioni quali fastidio, imbarazzo, paura, ecc., non mi convince per nulla.
Certamente far sì che la ex moglie, prima scettica, poi rapita letteralmente dal racconto, non riesca più a staccarsi da esso e si senta coinvolta personalmente deve essere stata per l'ex marito una grande soddisfazione, ma comunque non mi sembra abbastanza.

"Drive", di Sallis. Mai fare torti ad un autista!

Mai fare torti ad uno che dice di limitarsi a guidare!!!


La stanza di un Motel 6 a nord di Phoenix, la tarda luce dell'alba che preme alla porta e alle finestre, i rumori del traffico dalla vicina autostrada, il lamento di qualcuno che piange nella camera attigua.
E una pozza di sangue che avanza, lenta, inesorabile...
Tre cadaveri in un mare di sangue: questa è la scena che si presenta agli occhi di Driver, che ha una sola soluzione davanti a sé: la fuga. Lui non ha avuto nessuna parte nel crimine. Lui non spara, lui non porta armi. E lo ha anche detto senza mezzi termini ai suoi complici: "Io non partecipo, non so nulla, non ho armi. Io guido. Nient' altro". Quelli, i complici, avevano un buon colpo tra le mani e cercavano un autista. Un lavoretto da niente per chi è uno dei migliori stuntman di Hollywood, capace di scene da cardiopalma, di giri della morte e di incredibili acrobazie su due ruote. Un lavoretto, però, finito male. Con tre cadaveri nella stanza di un motel e duecentocinquantamila dollari che ora scottano tra le mani di Driver. Lo stuntman si ritrova con una taglia sulla testa e una domanda martellante: chi ha fatto il doppio gioco e ora lo vuole morto? Per dare una risposta e salvarsi la pelle, si trasforma in un uomo in fuga, tra l'Arizona e Los Angeles, costretto a uccidere chi costituisce una minaccia e sicuro soltanto della sua Dodge, vecchia di dieci anni ma resistente come un carrarmato.Ma la fuga, si sa, è anche l'occasione per ripercorrere le tracce della propria esistenza.

"Io non partecipo, non so nulla, non ho armi. Io guido. Nient' altro"; il  protagonista del libro di James Sallis, edito da Giano (2011) si presenta così a coloro che lo ingaggiano per lavoretti sporchi tipo rapine, ecc..
Poi, al momento giusto, seppur ingannato e braccato, si trasforma in un assassino spietato e vendicativo.
La scoperta di questa anima nera crea qualche sussulto in una storia breve che potenzialmente poteva essere esplosiva e che invece è interessante e originale solo quando parla dell'attività di stuntman.
Voto: 7 -


mercoledì 26 ottobre 2011

Il marito della libraia: "Cul de sac", il noir balcanico del bravo Custerli...

Il marito della libraia: "Cul de sac", il noir balcanico del bravo Custerli...: "Cul de sac", Alberto Custerlina, Dalai editore, 2011 "Cul de sac" fa riferimento metaforicamente alla situazione in cui si trova una per...

Il marito della libraia: "Luomo dei cerchi azzurri", uno dei primi successi...

Il marito della libraia: "Luomo dei cerchi azzurri", uno dei primi successi...: Ho finito di leggere da poco "L'uomo dei cerchi azzurri" di Vargas", Einaudi, 2007. Non avevo letto mai nulla di questo autore; non per s...

"Luomo dei cerchi azzurri", uno dei primi successi di Vargas ....

Ho finito di leggere da poco "L'uomo dei cerchi azzurri" di Vargas", Einaudi, 2007.


Non avevo letto mai nulla di questo autore; non per scelta, ma perchè non mi era mai capitato.
La venerazione con cui i suoi fans si precipitano sulle nuove uscite mi ha spinto a fare un tentativo.
Ho chiesto dunque ad un lettore appassionato di Vargas di consigliarmi uno dei suoi migliori libri.
Mi è stato indicato "L'uomo dei cerchi azzurri".

Il libro mi è piaciuto (bel giallo, veramente sottile: 8,5 quasi 9), il commissario Adamsberg per nulla: riconosco che il suo modo di fare affascina ed incuriosisce però è veramente indisponente, antipatico e sconclusionato.
Come è possibile innamorasi di un soggetto simile?
Ci sono delle pagine in cui ci si smarrisce totalmente, non si capisce più niente e si perde il filo della vicenda inseguendo i pensieri e le fissazioni di questo curioso personaggio.

Da quattro mesi i marciapiedi di Parigi riservano una sorpresa apparentemente innocua: grandi cerchi blu tracciati con il gesso, e al centro una serie di oggetti stravaganti: un trombone, una pinzetta, un vasetto di yogurt, una candela...
I giornalisti indagano per sfamare l'interesse dei lettori e gli psicologi si dividono tra chi grida al maniaco, e chi ipotizza la burla. Adamsberg, però, non trova nulla di divertente nell'escalation dei cerchi: la sua fine psicologia di conoscitore del male gli lascia intuire che dietro l'apparente stramberia si nasconde qualcosa di morboso.
E ben presto i fatti gli danno ragione: un'altra alba e un altro cerchio su un marciapiede, ma stavolta, al centro esatto, un corpo di donna.
Parte così una corsa contro il tempo per fermare un assassino del quale si ignora letteralmente tutto.

"Cul de sac", il noir balcanico del bravo Custerlina

"Cul de sac", Alberto Custerlina, Dalai editore, 2011


"Cul de sac" fa riferimento metaforicamente alla situazione in cui si trova una persona all'interno di un tunnel di cui non si vede l'uscita, ma non è possibile tornare indietro.
Avevo letto il libro precedente di Custerlina: "Mano nera" che pur non avendomi particolarmente entusiasmato, però, devo dire non mi era neanche dispiaciuto.
Avevo trovato che l'azione fosse troppo preponderante rispetto alla psicologia dei personaggi.

ATrieste, leggere la pagina della cronaca nera è noioso quanto fare la fila alle poste.
Ci penserà Ljudmila Horvat, killer croata e fervente cattolica, a movimentare la sonnolenta città spazzata da una bora gelida. In compagnia di un ex poliziotto croato-bosniaco, la donna dovrà impedire che un oligarca russo riesca a portare a termine il suo piano criminoso: mettere in piedi un traffico illecito di uranio dal Congo verso l'Iran. A complicare la situazione entra in gioco Zeno Weber, ex mercenario triestino che, suo malgrado, si troverà coinvolto negli eventi. Con "Cul-de-sac" Alberto Custerlina sposta il mirino sul confine occidentale dei Balcani, mettendo in scena tre storie intrecciate che, in una escalation di avvenimenti, trascineranno i protagonisti in un abisso senza fondo, tra fascisti irriducibili, mafiosi russi, banchieri corrotti, poliziotti convinti di avere le mani troppo legate, organizzazioni segrete e criminali di bassa lega, tutti accomunati dalla smania di potere e di soldi, tutti personaggi di una tragedia umana fin troppo reale.


A distanza di tempo mi sono ritrovato a leggere"Cul de Sac", romanzo che contiene riferimenti a Mano Nera, e mi sembra che abbia superato il difetto sopra evidenziato.
Custerlina merita a mio avviso un bel 8,5 grazie al suo stile asciutto, tagliente e alla sua capacità di intrecciare in maniera non banale tre storie avvincenti.
Consigliato a chi ama i traffici internazionali illeciti legati all'EST Europa (in particolare ai Balcani) e i colpi di scena.







giovedì 6 ottobre 2011

Il marito della libraia: "L'uomo di Kabul" un thriller ambientato nell'Afgh...

Il marito della libraia: "L'uomo di Kabul" un thriller ambientato nell'Afgh...: Sto leggendo "L'uomo di Kabul" di Cedric Bannel, Sperling & Kupfer editore, 2011. Trama Kabul è una città corrotta: in ogni vicolo, in og...

"L'uomo di Kabul" un thriller ambientato nell'Afghanistan di oggi

Sto leggendo "L'uomo di Kabul" di Cedric Bannel, Sperling & Kupfer editore, 2011.

Trama
Kabul è una città corrotta: in ogni vicolo, in ogni mercato, in ogni luogo pubblico allignano la violenza e il sopruso. Lo sa bene Osama Kandar, comandante della squadra omicidi, un uomo tutto d'un pezzo che non ha mai smesso di credere nel proprio mestiere. Musulmano convinto, ma sposato con Malalai, ginecologa che si rifiuta di indossare "il sacco azzurro sulla testa", Osama è un poliziotto vero, come non se ne vedono più. Tanto meno a Kabul, dove le uniche divinità sono ormai i dollari e i proiettili. Così, quando per ordini superiori la polizia archivia come suicidio la morte di un mediatore d'affari europeo, il commissario sa subito che qualcosa non quadra: troppa fretta, troppi dettagli ancora da chiarire. Ed è con questo caso all'apparenza banale che comincia per Osama un'inarrestabile discesa negli inferi della sua città e del suo Paese, dentro gli inganni e i maneggi di un governo sempre più manovrato dall'Occidente. "L'uomo di Kabul" unisce azione, suspense e intrigo politico. Ma, soprattutto, è il primo romanzo a mettere in scena un poliziotto afghano, un uomo che conosce bene, e in parte incarna, le contraddizioni del proprio Paese, e che non può fare a meno di ascoltare la voce della coscienza: un personaggio geniale, poetico, per cui è impossibile non parteggiare.

Provo a riassumere fino al punto dove sono arrivato:
due indagini parallele collegate fra loro, una in Svizzera curata da Nick, un'analista di un'influente e spietata organizzazione segreta, l'altra in Afghanistan seguita dal comandante Osama Kandar, ex mujaidin, sullo strano suicidio di un mediatore di affari Wali Wadi.
Il romanzo è scritto bene e risulta abbastanza avvincente; interessante è il racconto del caos, della corrruzione, della violenza, delle contraddizioni che contraddistinguono l'Afghanistan oggi e, soprattutto, del pericolo quotidiano di finire vittima di un attentato.
Il comandante gira sempre ben armato (fra le armi anche un paio di granate) e scortato.
Per adesso lo consiglio, non appena finito esprimerò un solenne giudizio.

lunedì 19 settembre 2011

"Tu sei il male", buon esordio di Roberto Costantini fra due mondiali vincenti per l'Italia

"Tu sei il male" di Roberto Costantini, Marsilio, 2011; un primo romanzo niente male di una trilogia che incuriosisce.
669 pagine forse troppe.






La copertina non è il massimo.

Trama
Roma, 11 luglio 1982. La sera della vittoria italiana al Mundial spagnolo Elisa Sordi, giovane impiegata di una società immobiliare del Vaticano scompare nel nulla. L'inchiesta viene affidata a Michele Balistreri, giovane commissario di Polizia dal passato oscuro. Arrogante e svogliato, Balistreri prende sottogamba il caso, e solo quando il corpo di Elisa viene ritrovato sul greto del Tevere si butta a capofitto nelle indagini. Qualcosa però va storto e il delitto rimarrà insoluto. Roma, 6 luglio 2006. Mentre gli azzurri battono la Francia ai Mondiali di Germania, Giovanna Sordi, madre di Elisa, si uccide gettandosi dal balcone. Il commissario Balistreri, ora a capo della Sezione Speciale Stranieri della Capitale, tiene a bada i propri demoni a forza di antidepressivi. Il suicidio dell'anziana donna alimenta i suoi rimorsi, spingendolo a riaprire l'inchiesta. Ma rendere finalmente giustizia a Elisa Sordi dopo ventiquattro anni avrà un prezzo ben più alto del previsto. Balistreri dovrà portare alla luce una verità infinitamente peggiore del cumulo di menzogne sotto cui è sepolta, e affrontare un male elusivo quanto tenace, che ha molteplici volti uno più spaventoso dell'altro.

VOTO: 8,5
Il riferimento ai due mondiali vinti dall'Italia (1982 e 2006) c'entra poco con la vicenda in sé; serve solo ad identificare due periodi della nostra storia profondamente diversi.
L'attesa della finale, la partita stessa e festeggiamenti della vittoria rappresentano una specie di bolla in cui tutto diventa possibile, anche che il male agisca indisturbato.
Senza calcare mai troppo la penna Costantini ci racconta un commissario dai due volti: negli anni '80 uno sciupafemmine d'assalto, poco interessato al suo lavoro, rabbioso; nei primi anni del 2000 un uomo triste, depresso, imbolsito, anche se più coinvolto nella sua professione.
L'effetto di questa profonda trasformazione, il rimorso per un omicidio affrontato con troppa superficialità agli inizi carriera.
Mi ha colpito molto la prima pagina del romanzo, quando il serial killer, l'uomo invisibile, attribuisce la sua carriera ed escalation criminali all'inettitudine e al disinteresse di una persona che poteva fermarlo al primo omicidio andando oltre le apparenze.
Il finale evidenzia come i desideri di vendetta possano accomunare soggetti molto diversi fra loro e dar vita a spirali i cui esiti sono imprevedibili.

Booktrailer

venerdì 16 settembre 2011

Il marito della libraia: "Il tribunale della anime" di Donato Carrisi, un c...

Il marito della libraia: "Il tribunale della anime" di Donato Carrisi, un c...: "Il tribunale delle anime" di Donato Carrisi, Longanesi, 2011. Voto: 9,5 Un ottimo romanzo, secondo me più bello e coinvolgente de "Il s...

"Il tribunale della anime" di Donato Carrisi, un capolavoro di thriller

"Il tribunale delle anime" di Donato Carrisi, Longanesi, 2011.



Voto: 9,5
Un ottimo romanzo, secondo me più bello e coinvolgente de "Il suggeritore".
Un'opera seconda che è a mio giudizio migliore dell'esordio (risultato eccezionale!): la scelta di Roma come location (le chiese di Roma aggiungono al romanzo un quid in più), l'intreccio fra le due vicende (quella dei penitenzieri e quella del serial killer trasformista) abilmente gestita, la capacità di tenere incollato il lettore fino alle ultimissime pagine (quest'abilità l'aveva già dimostrata con Il suggeritore), l'utilizzo di un linguaggio più colto rispetto al thriller classico di azione che spinge alla riflessione sulla condizione umana e sul sottile confine fra bene e male e denota una conoscenza approfondita della criminologia e della psicologia.
Il titolo "Il tribunale delle anime" è migliore rispetto a quello che era stato annunciato inizialmente "I cacciatori del buio".
La copertina non mi sembra adatta alla storia; non mi era piaciuta molto neanche quella de IL suggeritore.


Roma è battuta da una pioggia incessante. In un antico caffè, vicino a piazza Navona, due uomini esaminano lo stesso dossier.
Una ragazza è scomparsa. Forse è stata rapita, ma se è ancora viva non le resta molto tempo.
Uno dei due uomini, Clemente, è la guida. L’altro, Marcus, è un cacciatore del buio, addestrato a riconoscere le anomalie, a scovare il male e a svelarne il volto nascosto. Perché c’è un particolare che rende il caso della ragazza scomparsa diverso da ogni altro. Per questo solo lui può salvarla. Ma, sfiorandosi la cicatrice sulla tempia, Marcus è tormentato dai dubbi. Come può riuscire nell’impresa a pochi mesi dall’incidente che gli ha fatto perdere la memoria?
AnomalieDettagli.
Sandra è addestrata a riconoscere i dettagli fuori posto, perché sa che è in essi che si annida la morte. Sandra è una fotorilevatrice della Scientifica e il suo lavoro è fotografare i luoghi in cui è avvenuto un fatto di sangue. Il suo sguardo, filtrato dall’obiettivo, è quello di chi è a caccia di indizi. E di un colpevole.
Ma c’è un dettaglio fuori posto anche nella sua vita personale. E la ossessiona.
Quando le strade di Marcus e di Sandra si incrociano, portano allo scoperto un mondo segreto e terribile, nascosto nelle pieghe oscure di Roma. Un mondo che risponde a un disegno superiore, tanto perfetto quanto malvagio.
Un disegno di morte.
Perché quando la giustizia non è più possibile, resta soltanto il perdono.
Oppure la vendetta.
Questa è la storia di un segreto invisibile eppure sotto gli occhi di tutti. Questa è la storia di un male antico ed eterno e di chi lotta per contrastarlo. Questa è una storia basata su fatti veri, ispirata a eventi reali: la sfida non è crederci, ma accettarlo

lunedì 12 settembre 2011

Il marito della libraia: "Congo. Inferno verde" di Pinol, come nasce un gra...

Il marito della libraia: "Congo. Inferno verde" di Pinol, come nasce un gra...: "Congo. Inferno Verde" di Pinol, Fazi editore, 2011; c ome nasce un grande scrittore di avventure africane. Che cosa accomuna uno scritt...

"Congo. Inferno verde" di Pinol, come nasce un grande scrittore di avventura

"Congo. Inferno Verde" di Pinol, Fazi editore, 2011; come nasce un grande scrittore di avventure africane.



Che cosa accomuna uno scrittore squattrinato, un condannato a morte, la foresta africana e la febbre dell'oro? Quale indicibile verità si nasconde in Congo? Londra, 1914. Thomas Thomson si guadagna da vivere come ghost writer di un celebre scrittore di romanzi d'avventura, il dott. Flag.
Un giorno, riceve da un avvocato l'incarico più bizzarro che gli sia mai stato affidato: scrivere la storia di Marcus Garvey, un uomo condannato alla pena di morte per l'omicidio dei fratelli Craver, figli scapestrati e perdigiorno di un duca inglese trucidati nel cuore della giungla. Lentamente, Thomson arriva a conquistarsi la fiducia di Garvey, che gli racconta la sua versione dei fatti: una storia tanto incredibile da sembrare inventata, in cui si narra di una miniera d'oro trasformata in fortino di guerra e di una città sotterranea estesa come un continente, abitata da "strani" autoctoni, di una fanciulla più bianca della neve e di una tormentata storia d'amore. Acclamato da pubblico e critica come uno dei romanzi più originali e divertenti della scena letteraria europea, Congo.


Mi è piaciuto molto: l'inizio è stato folgorante (non solo quando il protagonista, Thoma Thomson, si cimenta con il racconto "Congo, inferno verde", ma anche quando si incontra/scontra con il dott. Flag) il finale entusiasmante.
La parte centrale, seppur avventurosa, mi è sembrata un po' lunga; leggendo però il finale si capisce che era necessario approfondire quello che il detenuto Marcus racconta della sua esperienza in Congo.
Colonialismo, avidità e manipolazione sono le tre chiavi di questo libro, assolutamente da leggere.
Voto: 9

La copertina, fra il tectone e il congolese, non mi entusiasma.




venerdì 26 agosto 2011

Il marito della libraia: "Di seta e di sangue" un raffinato giallo del cine...

Il marito della libraia: "Di seta e di sangue" un raffinato giallo del cine...: Sto leggendo con piacere un giallo raffinato: "Di seta e di sangue", scritto di Qui Xialong - Marsilio editore (2011). La figura dell'is...

Ricerca tutti i titoli che sono stati scritti da Qui Xiaolong


"Di seta e di sangue" un raffinato giallo del cinese Qui Xialong


VOTO: 8
Un buon giallo politico che evidenzia le ingiustizie e le crudeltà commesse durante la Rivoluzione culturale di Mao, le cui vittime sono state risarcite con il riconoscimento pubblico da parte del leader cinese di aver commesso un errore giustificato però dal contesto storico.


Nel week end ho finito di leggere con piacere un giallo raffinato: "Di seta e di sangue", scritto  di Qui Xialong - Marsilio editore (2011).




La figura dell'ispettore-letterato Chen è particolarmente interessante.
Mi colpisce il confronto fra la Cina di un tempo, raffinata e  romantica (molteplici sono i richiami alla poesia d'immagine) e quella moderna, cinica e ultracapitalista che fa da sfondo all'indagine sulla morte di alcune ragazze uccise probabilmente ad opera di un serial killer e lasciate in luoghi pubblici vestite solo di un quipao rosso (antico abito mandarino bollato dalla Rivoluzione culturale come borghese e riscoperto oggi per la sua capacità di sottolineare la sensualità femminile).

Se devo trovare un difetto direi che nella spiegazione delle motivazioni che hanno spinto il killer al compimento degli omicidi (la sua vicenda familiare) lo scrittore è piuttosto ripetitivo.
Difetto veniale, tipico dei cinesi.

martedì 23 agosto 2011

Il marito della libraia: Come è piccolo il mondo, il thriller che non ti as...

Il marito della libraia: Come è piccolo il mondo, il thriller che non ti as...: "Com'è piccolo il mondo" di Martin Suter, Sellerio editore Palermo (2011) In copertina c'è un bel dipinto di Jack Vettriano; ottima scelt...

Come è piccolo il mondo, il thriller che non ti aspetti

"Com'è piccolo il mondo" di Martin Suter, Sellerio editore Palermo (2011)


In copertina c'è un bel dipinto di Jack Vettriano; ottima scelta.


Da quando a sei anni la madre l’aveva abbandonato, Konrad Lang, detto Koni, era stato il giocattolo di Thomas (Tomi) Koch. E da giocattolo Koni era cresciuto, burattino senza energia propria legato ai fili dei potenti Koch, famiglia di magnati svizzeri dell’industria e della finanza.
Se Tomi lasciava il Liceo a causa della sua inadeguatezza, anche Koni doveva seguirlo nel collegio per ricchi svogliati, malgrado lui non incontrasse nessuna difficoltà nello studio. Se Tomi stentava alle lezioni di piano, Koni impressionava il maestro con il suo talento che però non poteva sviluppare.
Finché erano da soli, Tomi si comportava da amico, ma appena compariva qualcuno su cui voleva far colpo, ecco che Koni tornava «il figlio di una nostra ex domestica che mia madre aiuta». Col tempo, poi, ogni talento e i minimi affetti erano appassiti, e del piccolo Koni rimaneva il sessantenne di eleganza perfetta, mite e amabile ma capace solo di ubriacarsi e fare guai.
Un mantenuto malsopportato, che l’ottantenne matriarca dei Koch tiene a distanza con un povero vitalizio purché stia fuori dai piedi: Elvira Senn, vedova del fondatore, matrigna di Thomas e nonna dell’erede Urs, la gran dama della finanza, che tiene nel pugno di ferro tutto il clan, gli ha rubato la vita eppure sembra avere con Koni un conto in sospeso da fargli pagare a suon di umiliazioni gratuite.
Da un momento all’altro Koni si innamora e inaspettatamente smette di bere. La vita sembra finalmente si sia decisa a sorridergli, ma invece non ha finito di giocare con lui. Lo prende il morbo che fa regredire bambini, sfoca ogni ricordo recente e, per contrasto, si riaccende lo schermo del passato profondo.
E, con l’avanzare dell’Alzheimer, una sera, incontrando Elvira Senn, gli affiora una battuta, innocua ma che fa balenare un ricordo che lei sperava sepolto per sempre. Un baratro d’angoscia le si apre davanti mentre le mani inconsapevoli di Koni stringono l’arma di una vendetta che non potrà godere. L’impero dei Koch è in balia di un vecchietto svanito che ripete: «com’è piccolo il mondo»; la gran dama comincia a intessere la sua ultima trama in difesa di un segreto catastrofico.
Sotto la brillante levigatura della ricchezza ineccepibile, c’è un mondo di vinti dove si raccoglie ogni residua mitezza e ogni umanità, e lo svizzero Suter, artefice di intrecci thriller ingegnosi e perfetti, ha per questa piccola gente lo sguardo fraterno. Così come ha per la società che li umilia l’intelligenza impietosa e l’umorismo corrosivi, appresi da Dürrenmatt di cui è visibilmente erede.


Si tratta di un romanzo scritto molto bene, che scorre piacevolmente.
Il triste destino del protagonista, una famiglia svizzero-tedesca potente quanto meschina, una capostipite priva di scrupoli, un terribile segreto che può far vacillare un impero economico, quello della famiglia Koch, una giovane donna che riacquista il rispetto di se stessa lottando contro un sistema di potere e sopruso inaccettabile .... sono gli ingredienti di un romanzo di narrativa che inaspettatamente si tinge prima di giallo e poi di thriller grazie ad un povero anziano affetto da demenza senile che ritira fuori vicende del passato opportunamente celate dai suoi familiari.
Gli effetti del crudele morbo di Alzheimer, sono descritti in maniera veramente toccante.
"Come è piccolo il mondo" (così saluta il povero Konrad i suoi visitatori) e, soprattutto, quanto è triste e meschino quello dei ricchi e potenti della terra!

Voto: 9


venerdì 19 agosto 2011

L'esca, non ci si capisce niente però ti cattura

"L'ESCA" di JOSE CARLOS SOMOZA, Mondadori editore

Lo chiamano lo "Spettatore".
È un killer spietato e semina morte fra le donne, in prevalenza prostitute e straniere, brutalmente torturate e fatte a pezzi.
Diana Bianco è l'esca: addestrata dalla polizia di Madrid, a soli venticinque anni è la migliore, la più preparata, l'unica che può fermarlo.
In un tempo in cui la tecnologia non basta da sola a catturare gli assassini, la polizia ha messo a punto un nuovo metodo che si basa sulla teoria dello psinoma, una sorta di codice genetico che identifica la personalità di un individuo attraverso il suo desiderio e il modo di soddisfarlo.
Questa teoria risalirebbe addirittura a Shakespeare e sarebbe presente in tutte le sue opere.
Le esche infatti si esercitano in veri e propri teatri, dove mettono in scena gli atteggiamenti, i gesti e i comportamenti indispensabili per agganciare gli assassini.
Ma lo Spettatore sembra sfuggire a qualsiasi profilo psicologico, manifestando addirittura personalità diverse e sfuggendo così a ogni tentativo di classificazione. Q
uando Diana Bianco scopre che sua sorella Vera è il prossimo obiettivo dello Spettatore, decide di giocarsi il tutto per tutto.
Ha così inizio una corsa contro il tempo che la porterà fino al mostro, in un terrificante gioco di sospetti e colpi di scena. Diana dovrà anche fare i conti con il suo tragico passato senza poter contare nemmeno su chi le è più vicino, perché niente e nessuno è ciò che sembra. E l'orrore non ha mai una sola faccia.




Come prevede la teoria dello psinoma, il romanzo ti stimola al punto di possederti e spingerti a leggerlo fino all'ultima pagina.
La trama è originale, anches e ci vogliono un po' di pagine per capire bene la  teoria dello psinoma (fortunatamente un'invenzione dell'autore).

Leggendo questo originalissimo romanzo, che consiglio con un voto pari a 8,5,  mi sono chiesto come è possibile neutralizzare un terribile serial killer come lo Spettatore riconoscendo la sua filia e proponendogli la maschera corrispondente così da attrarlo, possederlo e poi disruzionarlo (ma che vuol dire quest'ultimo termine?); non sarebbe meglio ricorrere ai classici pistola, coltello o bazooka.

Non condivido alcune critiche lette in altri blog o siti che definiscono il romanzo quasi "pornografico"; è piuttosto morboso; trovo questa caratteristica del tutto coerente con il profilo del criminale e il ruolo dell'esca.


Chi intende leggerlo sappia che la caccia allo Spettatore, serial killer molto astuto e crudele, non è l'unico tema del libro: infatti un serial killer tira l'altro ed è difficile accettare il fatto che oltre ad essere strumento anticonvenzionale contro il crimine si è anche un esperimento.
Diana Blanco dovrà rimettere in discussione molte cose prima dell'epilogo.

Somoza è uno scrittore spagnolo.
Confermo la mia idea che i romanzieri spagnoli di gialli, thriller e romanzi storici scrivano veramente bene.

mercoledì 17 agosto 2011

Il marito della libraia: Il booktrailer de "L'esca" in spagnolo

Il marito della libraia: Il booktrailer de "L'esca" in spagnolo: "Il booktrailer de 'L'ESCA' di JOSE CARLOS SOMOZA (Mondadori editore) in spagnolo (adrenalina + sensualità) Dopo aver visto il booktrailer..."

Il booktrailer de "L'esca" in spagnolo

Il booktrailer de "L'ESCA" di JOSE CARLOS SOMOZA (Mondadori editore) in spagnolo (adrenalina + sensualità)

 Dopo aver visto il booktrailer "morirete" dalla voglia di sapere chi avrà la meglio fra Diana Blanco, la regina delle "esche" di Madrid e il serial killer noto come lo "Spettatore".
 

Il marito della libraia: Una faccenda privata: Iles propone un bel regolame...

Il marito della libraia: Una faccenda privata: Iles propone un bel regolame...: "' Una faccenda privata' di Greg Iles, Piemme, 2010. Simpatica nota sull'autore: suona in una band formnata da scrittori (fra i componenti ..."

Una faccenda privata: Iles propone un bel regolamento di conti con la moglie adultera

" Una faccenda privata" di Greg Iles, Piemme, 2010.

Simpatica nota sull'autore: suona in una band formnata da scrittori (fra i componenti Scott Turow e Stephen King) che si chiama Rock Bottom Remainders.

La copertina mi è piaciuta molto perché esprime efficacemente la situazione di sofferenza della moglie sequestrata.


Al ritorno dal lavoro Laurel trova la macchina di Warren, suo marito, già parcheggiata nel vialetto. È arrivato prima del solito, in casa la accoglie un silenzio pesante, minaccioso. Di Warren nessuna traccia. In cucina solo un odore di cibo bruciato... Poi il grande soggiorno illuminato si apre di fronte a lei e Warren è lì, seduto, pallido, sconvolto, gli occhi scavati dalla paura, con indosso gli stessi vestiti del giorno prima. In mano una pistola e sul tavolino accanto a lui una lettera. Laurel conosce bene quella lettera, gliel'ha scritta Danny, il suo amante, firmandola semplicemente "Io". E Laurel capisce. Quello che Warren stava cercando quella stessa mattina tra i libri del soggiorno non erano i documenti comprovanti la frode fiscale della clinica dove lavora, in cui è coinvolto, ma le prove del suo tradimento. Ha così inizio il giorno più terribile del loro matrimonio. Mentre fra le mura di casa un vortice di tensione travolge marito e moglie, fuori la polizia cerca di organizzare un'irruzione per arrestare Warren, che nel frattempo si è reso colpevole anche dell'omicidio di un poliziotto e che, ormai impazzito, ha deciso di non liberare la moglie finché non avrà scoperto l'identità del suo amante.

Un thriller originale, pieno di colpi di scena (come al solito trattandosi di scrittori-sceneggiatori americani troppi!), da far leggere alle mogli a scopo educativo.
Naturalmente fino all'ultimo ho tifato per il marito.
La moglie pensava che il "cervo", dopo undici mesi di distrazione, non si sarebbe accorto prima o poi del suo passatempo.
Dentro questo romanzo Iles, autore di bestsellers, inserisce tanta roba: tradimento, frode fiscale, negoziazione e strategie di assalto in caso di sequestri, un pizzico di hackeraggio, cecchinaggio (si dice così?), guida spericolata di elicotteri, ecc. un minestrone che allunga il racconto rendendolo assolutamente inverosimile.
Alle fine con mio grande dolore, come prevedibile fin dall'inizio, la moglie sopravvive.
Voto: 7,5

Bollino rosso:
ricordando la celebre battuta fatta nel film Good morning Vietnam dal super Robin Williams ad un suo superiore :" MAI VISTO ANIMALE PIU' BISOGNOSO DI UN POMPINO DI LEI SIGNORE!" sottolineo come l'uso di quest'ultimo termine sia piuttosto ricorrente nel romanzo quasi ad evidenziare  come il bisogno in questione sia più dell'autore che dei personaggi del libro.

giovedì 11 agosto 2011

Il marito della libraia: Voto 10 a La festa di Orfeo, un romanzo avvincente...

Il marito della libraia: Voto 10 a La festa di Orfeo, un romanzo avvincente...: "Il miglior romanzo (poliziesco + thriller + horror splatter) che ho letto finora nel 2011: voto 10 , considerando anche che l'autore è un es..."

Voto 10 a La festa di Orfeo, un romanzo avvincente

Il miglior romanzo (poliziesco + thriller + horror splatter) che ho letto finora nel 2011: voto 10, considerando anche che l'autore è un esordiente.

Vi consiglio di leggere la festa di Orfeo, un romanzo di Marquez Sanchez Javier, edito da Gargoyle (2011).
Un'opera prima che colpisce per la sua originalità e per la sua capacità di mescolare i generi letterario e cinematografico.



Nell'Inghilterra del 1956 il governo britannico è sconcertato di fronte agli orribili delitti avvenuti in una contea alla frontiera scozzese (una vera e propria strage > vedi riferimento a Grano Rosso sangue).
Del caso sono incaricati Andrew Carmichael, un ispettore di Scotland Yard specializzato in crimini "anomali", e il suo giovane collega, il detective Harry Logan (vedi Sherlock Holmes e il fido Holmes).
Nello stesso tempo, una piccola casa cinematografica, la Hammer Films, ha deciso di cimentarsi nel rilancio del cinema horror producendo un'innovativa versione a colori del Frankenstein.
Ne sarà protagonista il famoso attore televisivo Peter Cushing, che viene invitato a prepararsi per la parte consultando alcuni specialisti al fine di ricercare le radici della paura umana.
Le strade dei poliziotti e dell'attore finiranno per incrociarsi fatalmente lungo una pista che conduce a "La fête du Monsieur Orphée", una misteriosa pellicola risalente agli anni del cinema muto, che sembra seminare una lunga, sanguinosa scia di morte e distruzione.

Nel libro è possibile trovare vari ingredienti: giallo, horror, thriller in modo magistrale.
Curiosi i continui riferimenti cinematografici: "Grano rosso sangue", "Sherlock Holmes", "Frankestein", addirittura "Indiana Jones", "Il nome della rosa", "L'esorcista", "Il corvo nero".
Qual'è la fonte principale fonte della paura dell'uomo?
Satana, come impersonificazione del male, della  malvagità assoluta che l'uomo ha bisogno di identificare con un essere esterno da se stesso, ma che in realtà alberga in lui.

Il coinvolgimento di Peter Cushing, Boris Karlof, Bela Lugosi, ... i miti del cinema Horror degli anni '30 ai '60 risulta delizioso per gli amanti del genere.

Finalmente un romanzo di cui non si capisce fin dall'inizio il finale.
Caratteristica che oggi ci garantiscono soprattutto le opere prime.
Assolutamente da non perdere.
Mi raccomando non lo leggete di notte!

Bella la recensione di Pappalardo su Repubblica:
La Repubblica
Dario Pappalardo recensisce il primo horror iberico targato Gargoyle sulla Repubblica di sabato 16 luglio 2011
Pellicole e delitti ecco l’horror cinefilo
Appassionati di horror di serie A e B, fatevi avanti. Il thriller d’esordio di Javier Márquez Sánchez (spagnolo di Siviglia, classe 1978) si può leggere come una sfida (cinefila) all’ultimo sangue. Disseminati nella narrazione, ci sono da decifrare continui omaggi alle pellicole di genere.
E l’azione non può che muovere da un film: La festa di Orfeo, commissionato, pare, dal diavolo in persona nella Hollywood degli anni del muto. Ora, invece, siamo nel 1956, a Londra, e sulle tracce di quell’opera maledetta – chi la vede uccide e si uccide – ci sono un detective che sembra Sherlock Holmes, un vecchio archeologo, un lord col vizio del satanismo e... Peter Cushing.
Chi era costui? La star della Hammer, la casa di produzione inglese degli anni Cinquanta che girò a colori Frankenstein, Dracula e i vari sequel, resuscitando un intero filone. È lui, impeccabile british gentleman, l’eroe. Dovrà impugnare spade, scoprire passaggi segreti e sventare sacrifici umani, proprio come sul set.
In una scena, compare Boris Karloff. Avete presente la creatura di Mary Shelley, nella versione del 1931?

martedì 9 agosto 2011

Il marito della libraia: Novità

Il marito della libraia: Novità: "Vorrei consigliarvi alcuni romanzi thriller di cui ho letto le prime pagine. Pur non avendoli ancora letti l'istinto e l'esperienza mi dico..."

Katzenbach, Cleave, Somoza, ... thriller stuzzicanti

Vorrei consigliarvi alcuni romanzi thriller di cui ho letto le prime pagine.
Pur non avendoli ancora letti l'istinto e l'esperienza mi dicono che potrebbero essere buone letture.

KATZENBACH JOHN "Il professore", Fazi editore.


Adrian Thomas è un professore universitario in pensione al quale hanno appena diagnosticato una demenza degenerativa, i cui sintomi sono la perdita della memoria e le allucinazioni. Ha passato tutta la sua vita a studiare i processi della mente e a trasmettere le sue conoscenze agli studenti e ora, vecchio, vedovo e malato, vorrebbe solamente togliersi la vita. Ma proprio mentre esce da uno studio medico, è testimone involontario del sequestro di Jennifer Riggins, una ragazza di sedici anni che viene brutalmente caricata su un furgone. Quando le indagini della polizia porteranno ad un vicolo cieco, sarà Adrian stesso, sballottato e confuso da continue allucinazioni, a capire che prima di sparire per sempre dovrà occuparsi di aiutare Jennifer. Per farlo dovrà calarsi nel mondo oscuro e nauseabondo della pornografia in rete e degli snuff movie, utilizzando i rari momenti di lucidità che la sua mente gli concede: Jennifer è nelle mani di due psicopatici che la torturano e schiavizzano, un’esperienza orrenda che pare non conoscere alcun limite, se non quello della morte… Ne Il professore, attraverso una struttura narrativa corale che dà voce ad Adrian, a Jennifer e al suo incubo, ai sequestratori e agli utenti del sito pornografico delle diverse parti del mondo, Katzenbach costruisce un ritratto agghiacciante della società contemporanea e denuncia al contempo la solitudine e la sofferenza che pervadono tante vite.


E' uno dei pochi scrittori che con il passare del tempo non ha tradito i suoi lettori perdendo lo smalto iniziale.
Lui dice di scrivere mettendosi nei panni dello psicopatico di turno; sembra proprio così.
Se non lo avete letto vi consiglio "La giusta causa", il libro che lo ha fatto conoscere in Italia e che è un vero e proprio capolavoro.

PAUL CLEAVE "The cleaner", Eliot editore


Mi ricorda in qualche modo Dexter, il serial killer dei serial killer, che ho conosciuto grazie alla serie televisiva; comunque la trama mi sembra originale e i primi capitoli mi hanno turbato quanto basta per consigliarvelo.

Joe di giorno lavora presso il dipartimento di polizia e la notte si diletta come serial killer  per le strade di Christchurch, in Nuova Zelanda.
Quando il giornale annuncia la settima vittima dell'Intagliatore, l'imprendibile serial killer che sta terrorizzando la città, Joe capisce che qualcuno si è intromesso nella sua routine, perché lui sa che l'Intagliatore ne ha uccise solo sei. Lo sa con certezza. Per questo si metterà sulle tracce del suo imitatore, lo punirà per quell'omicidio in più e farà in modo che su di lui ricadano anche le accuse di tutti gli altri.
Ha un piano perfetto che non può fallire perché lui è molto più intelligente di chiunque altro, anche se in centrale pensano che sia lo scemo del villaggio.
Tutto quello che deve fare è tenere a bada le donne che gli stanno intorno, a cominciare da quell'invadente di sua madre. 
E' veramente una rompipalle; pensate che, ad un certo punto, gli chiede se è gay. Speriamo che prima della fine del libro porti a termine il suo desiderio di ucciderla.
Man mano però che le sue indagini procedono, Joe si rende conto che anche il piano più dettagliato può avere qualche falla... .

"L'ESCA" di JOSE CARLOS SOMOZA, Mondadori editore



Termino la tripletta dei consigli con  "L'esca" di Jose Carlos Somoza, Mondadori editore.
Anche in questo caso la lettura si è limitata alle prime pagine; l'ho trovato morboso al punto giusto.
Chi lo ha letto lo definisce "pornografico".
Attenzione a leggerlo d'estate, quando gli spiriti sono già bollenti.
Non mi assumo responsabilità.
Lo scrittore è spagnolo. Devo dire che i romanzieri spagnoli di gialli, thriller e romanzi storici scrivono veramente bene.

Lo chiamano lo "Spettatore".
È un killer spietato e semina morte fra le donne, in prevalenza prostitute e straniere, brutalmente torturate e fatte a pezzi.
Diana Bianco è l'esca: addestrata dalla polizia di Madrid, a soli venticinque anni è la migliore, la più preparata, l'unica che può fermarlo.
In un tempo in cui la tecnologia non basta da sola a catturare gli assassini, la polizia ha messo a punto un nuovo metodo che si basa sulla teoria dello psinoma, una sorta di codice genetico che identifica la personalità di un individuo attraverso il suo desiderio e il modo di soddisfarlo.
Questa teoria risalirebbe addirittura a Shakespeare e sarebbe presente in tutte le sue opere.
Le esche infatti si esercitano in veri e propri teatri, dove mettono in scena gli atteggiamenti, i gesti e i comportamenti indispensabili per agganciare gli assassini.
Ma lo Spettatore sembra sfuggire a qualsiasi profilo psicologico, manifestando addirittura personalità diverse e sfuggendo così a ogni tentativo di classificazione. Q
uando Diana Bianco scopre che sua sorella Vera è il prossimo obiettivo dello Spettatore, decide di giocarsi il tutto per tutto.
Ha così inizio una corsa contro il tempo che la porterà fino al mostro, in un terrificante gioco di sospetti e colpi di scena. Diana dovrà anche fare i conti con il suo tragico passato senza poter contare nemmeno su chi le è più vicino, perché niente e nessuno è ciò che sembra. E l'orrore non ha mai una sola faccia.

L'infiltrata, la sceneggiatura di un buon film

Ho finito da poco di leggere "L'infiltrata" di Ava McCarthy, PIEMME (Piemme Linea Rossa), 2011, scrittrice dublinese al primo romanzo.


La trama mi ha incuriosito perchè tratta di temi di grande attualità: pirateria informatica (hackeraggio o hacking), ingegneria sociale, insider trading, ecc..
Mi aveva colpito il booktrailer, ho trovato d'impatto anche la copertina, tutta centrato sulla protagonista.
Nel finale (ultime 30 pagine) il libro riacquista interesse lasciando comunque la sensazione di una lettura leggera, di intrattenimento, da film televisivo.
Questa è la sensazione generale; scendendo nel dettaglio, il libro :
- sembra la sceneggiatura di un film;
- il colpevole supremo "Il profeta" si intuisce già dalla metà del libro;
- risulta abbastanza superficiale rispetto ai temi trattati (hacking, ingegneria sociale, indier trading),
- è troppo costoso come biglietto per un film;
- la fascetta trae in inganno: recita infatti così:" Harry Martinez è bella intelligente e scaltra, ma soprattutto, come Lisbeth Salander, è una hacker" (dopo aver letto il libro, il confronto con la Salander mi sembra forzato; la Salander è un personaggio mitico: la Pippi Calzelunghe del XXI secolo, una hacker-punk che nella trilogia di Millenium entra in sordina per uscire alla grande. Una ragazza pericolosa che ha sofferto molto, ma che ha saputo reagire, combattere e uscire da una macchinazione che ha segnato per sempre la sua esistenza e quella di sua madre.


Mi sembrano troppi errori, anche per una scrittrice esordiente.


L'unica cosa che mi è piaciuta è la descrizione del rapporto padre figlia, le pagine in cui lei racconta quando lui le insegnava le regole base del poker (l'arte del bluff) e la portava con sé.


Tornando al libro, senza remore sconsiglio "L'infiltrata" dandogli un voto insufficiente (5/10); assolutamente da evitare.


Consiglio invece la saga di Millennium, iniziando naturalmente da "Uomini che odiano le donne" (consiglio sia la lettura del libro che la visione del film)  e proseguendo con gli altri due poi.