mercoledì 26 ottobre 2011

Il marito della libraia: "Cul de sac", il noir balcanico del bravo Custerli...

Il marito della libraia: "Cul de sac", il noir balcanico del bravo Custerli...: "Cul de sac", Alberto Custerlina, Dalai editore, 2011 "Cul de sac" fa riferimento metaforicamente alla situazione in cui si trova una per...

Il marito della libraia: "Luomo dei cerchi azzurri", uno dei primi successi...

Il marito della libraia: "Luomo dei cerchi azzurri", uno dei primi successi...: Ho finito di leggere da poco "L'uomo dei cerchi azzurri" di Vargas", Einaudi, 2007. Non avevo letto mai nulla di questo autore; non per s...

"Luomo dei cerchi azzurri", uno dei primi successi di Vargas ....

Ho finito di leggere da poco "L'uomo dei cerchi azzurri" di Vargas", Einaudi, 2007.


Non avevo letto mai nulla di questo autore; non per scelta, ma perchè non mi era mai capitato.
La venerazione con cui i suoi fans si precipitano sulle nuove uscite mi ha spinto a fare un tentativo.
Ho chiesto dunque ad un lettore appassionato di Vargas di consigliarmi uno dei suoi migliori libri.
Mi è stato indicato "L'uomo dei cerchi azzurri".

Il libro mi è piaciuto (bel giallo, veramente sottile: 8,5 quasi 9), il commissario Adamsberg per nulla: riconosco che il suo modo di fare affascina ed incuriosisce però è veramente indisponente, antipatico e sconclusionato.
Come è possibile innamorasi di un soggetto simile?
Ci sono delle pagine in cui ci si smarrisce totalmente, non si capisce più niente e si perde il filo della vicenda inseguendo i pensieri e le fissazioni di questo curioso personaggio.

Da quattro mesi i marciapiedi di Parigi riservano una sorpresa apparentemente innocua: grandi cerchi blu tracciati con il gesso, e al centro una serie di oggetti stravaganti: un trombone, una pinzetta, un vasetto di yogurt, una candela...
I giornalisti indagano per sfamare l'interesse dei lettori e gli psicologi si dividono tra chi grida al maniaco, e chi ipotizza la burla. Adamsberg, però, non trova nulla di divertente nell'escalation dei cerchi: la sua fine psicologia di conoscitore del male gli lascia intuire che dietro l'apparente stramberia si nasconde qualcosa di morboso.
E ben presto i fatti gli danno ragione: un'altra alba e un altro cerchio su un marciapiede, ma stavolta, al centro esatto, un corpo di donna.
Parte così una corsa contro il tempo per fermare un assassino del quale si ignora letteralmente tutto.

"Cul de sac", il noir balcanico del bravo Custerlina

"Cul de sac", Alberto Custerlina, Dalai editore, 2011


"Cul de sac" fa riferimento metaforicamente alla situazione in cui si trova una persona all'interno di un tunnel di cui non si vede l'uscita, ma non è possibile tornare indietro.
Avevo letto il libro precedente di Custerlina: "Mano nera" che pur non avendomi particolarmente entusiasmato, però, devo dire non mi era neanche dispiaciuto.
Avevo trovato che l'azione fosse troppo preponderante rispetto alla psicologia dei personaggi.

ATrieste, leggere la pagina della cronaca nera è noioso quanto fare la fila alle poste.
Ci penserà Ljudmila Horvat, killer croata e fervente cattolica, a movimentare la sonnolenta città spazzata da una bora gelida. In compagnia di un ex poliziotto croato-bosniaco, la donna dovrà impedire che un oligarca russo riesca a portare a termine il suo piano criminoso: mettere in piedi un traffico illecito di uranio dal Congo verso l'Iran. A complicare la situazione entra in gioco Zeno Weber, ex mercenario triestino che, suo malgrado, si troverà coinvolto negli eventi. Con "Cul-de-sac" Alberto Custerlina sposta il mirino sul confine occidentale dei Balcani, mettendo in scena tre storie intrecciate che, in una escalation di avvenimenti, trascineranno i protagonisti in un abisso senza fondo, tra fascisti irriducibili, mafiosi russi, banchieri corrotti, poliziotti convinti di avere le mani troppo legate, organizzazioni segrete e criminali di bassa lega, tutti accomunati dalla smania di potere e di soldi, tutti personaggi di una tragedia umana fin troppo reale.


A distanza di tempo mi sono ritrovato a leggere"Cul de Sac", romanzo che contiene riferimenti a Mano Nera, e mi sembra che abbia superato il difetto sopra evidenziato.
Custerlina merita a mio avviso un bel 8,5 grazie al suo stile asciutto, tagliente e alla sua capacità di intrecciare in maniera non banale tre storie avvincenti.
Consigliato a chi ama i traffici internazionali illeciti legati all'EST Europa (in particolare ai Balcani) e i colpi di scena.







giovedì 6 ottobre 2011

Il marito della libraia: "L'uomo di Kabul" un thriller ambientato nell'Afgh...

Il marito della libraia: "L'uomo di Kabul" un thriller ambientato nell'Afgh...: Sto leggendo "L'uomo di Kabul" di Cedric Bannel, Sperling & Kupfer editore, 2011. Trama Kabul è una città corrotta: in ogni vicolo, in og...

"L'uomo di Kabul" un thriller ambientato nell'Afghanistan di oggi

Sto leggendo "L'uomo di Kabul" di Cedric Bannel, Sperling & Kupfer editore, 2011.

Trama
Kabul è una città corrotta: in ogni vicolo, in ogni mercato, in ogni luogo pubblico allignano la violenza e il sopruso. Lo sa bene Osama Kandar, comandante della squadra omicidi, un uomo tutto d'un pezzo che non ha mai smesso di credere nel proprio mestiere. Musulmano convinto, ma sposato con Malalai, ginecologa che si rifiuta di indossare "il sacco azzurro sulla testa", Osama è un poliziotto vero, come non se ne vedono più. Tanto meno a Kabul, dove le uniche divinità sono ormai i dollari e i proiettili. Così, quando per ordini superiori la polizia archivia come suicidio la morte di un mediatore d'affari europeo, il commissario sa subito che qualcosa non quadra: troppa fretta, troppi dettagli ancora da chiarire. Ed è con questo caso all'apparenza banale che comincia per Osama un'inarrestabile discesa negli inferi della sua città e del suo Paese, dentro gli inganni e i maneggi di un governo sempre più manovrato dall'Occidente. "L'uomo di Kabul" unisce azione, suspense e intrigo politico. Ma, soprattutto, è il primo romanzo a mettere in scena un poliziotto afghano, un uomo che conosce bene, e in parte incarna, le contraddizioni del proprio Paese, e che non può fare a meno di ascoltare la voce della coscienza: un personaggio geniale, poetico, per cui è impossibile non parteggiare.

Provo a riassumere fino al punto dove sono arrivato:
due indagini parallele collegate fra loro, una in Svizzera curata da Nick, un'analista di un'influente e spietata organizzazione segreta, l'altra in Afghanistan seguita dal comandante Osama Kandar, ex mujaidin, sullo strano suicidio di un mediatore di affari Wali Wadi.
Il romanzo è scritto bene e risulta abbastanza avvincente; interessante è il racconto del caos, della corrruzione, della violenza, delle contraddizioni che contraddistinguono l'Afghanistan oggi e, soprattutto, del pericolo quotidiano di finire vittima di un attentato.
Il comandante gira sempre ben armato (fra le armi anche un paio di granate) e scortato.
Per adesso lo consiglio, non appena finito esprimerò un solenne giudizio.