Da evitare

Ho finito da poco di leggere "L'infiltrata" di Ava McCarthy, PIEMME (Piemme Linea Rossa), 2011, scrittrice dublinese al primo romanzo.


La trama mi ha incuriosito perchè tratta di temi di grande attualità: pirateria informatica (hackeraggio o hacking), ingegneria sociale, insider trading, ecc..
Mi aveva colpito il booktrailer, ho trovato d'impatto anche la copertina, tutta centrato sulla protagonista.
Nel finale (ultime 30 pagine) il libro riacquista interesse lasciando comunque la sensazione di una lettura leggera, di intrattenimento, da film televisivo.
Questa è la sensazione generale; scendendo nel dettaglio, il libro :
- sembra la sceneggiatura di un film;
- il colpevole supremo "Il profeta" si intuisce già dalla metà del libro;
- risulta abbastanza superficiale rispetto ai temi trattati (hacking, ingegneria sociale, indier trading),
- è troppo costoso come biglietto per un film;
- la fascetta trae in inganno: recita infatti così:" Harry Martinez è bella intelligente e scaltra, ma soprattutto, come Lisbeth Salander, è una hacker" (dopo aver letto il libro, il confronto con la Salander mi sembra forzato; la Salander è un personaggio mitico: la Pippi Calzelunghe del XXI secolo, una hacker-punk che nella trilogia di Millenium entra in sordina per uscire alla grande. Una ragazza pericolosa che ha sofferto molto, ma che ha saputo reagire, combattere e uscire da una macchinazione che ha segnato per sempre la sua esistenza e quella di sua madre.


Mi sembrano troppi errori, anche per una scrittrice esordiente.


L'unica cosa che mi è piaciuta è la descrizione del rapporto padre figlia, le pagine in cui lei racconta quando lui le insegnava le regole base del poker (l'arte del bluff) e la portava con sé.


Tornando al libro, senza remore sconsiglio "L'infiltrata" dandogli un voto insufficiente (5/10); assolutamente da evitare.


Consiglio invece la saga di Millennium, iniziando naturalmente da "Uomini che odiano le donne" (consiglio sia la lettura del libro che la visione del film)  e proseguendo con gli altri due poi.



"Il signore delle cento ossa" di Ben Pastor, Sellerio editore (2011) pag. 296



Trama: Martin Bora, ufficiale della Wehrmacht,è un gentiluomo di antica nobiltà guerriera, dal fascino tenebroso, amante fortunato, con un temperamento severo.
Bora recluatato dal controspionaggio per un'operazione molto delicata: il compito ufficiale è quello di seguire gli ospiti di una conferenza di affari trilaterale tedesco-nipponico-italiana finalizzata allo scambio di tecnologie militari. In realtà deve individuare il "Signore delle cento ossa", una spia che secondo una prima ipotesi si identifica nella persona di Ishiro Kobe, rigido generale giapponese.
Una mattina, andando a prelevare Kobe per una cavalcata, Bora lo trova morto sul letto; nel bagno della sua camera scopre, annegato nel sangue, l'aiutante Nogi.
Sembra un delitto di onore, o di passione. Ma Bora la pensa diveramente.
Tra mistificazioni, altri delitti, tradimenti, Martin Bora si inoltra negli ambienti lividi dove la guerra incombente favorisce intrighi come pozioni venefiche.
E dove perderà la sua fiducia nei confronti del regime nazista cui ha giurato fedeltà ed obbedienza in quanto offende i suoi valori.

Questo romanzo storico mi aveva incuriosito per la trama e i giudizi ottimali ricevuti nel sito www.ibs.it, sito che propone valutazioni che spesso condivido.
Le credenziali dell'autrice rappresentavano un'ulteriore garanzia.
Leggendolo l'ho trovato noioso e macchinoso soprattutto nella prima parte; il personaggio di Bora mi è sembrato non all'altezza della presentazione: sempre inadeguato, poco efficace, sprovveduto.
Il finale rivaluta un po' il giudizio, ma il libro resta sempre da evitare.

Mi è piaciuto molto invece il booktrailer a conferma che il marketing di questo libro mi sembra superiore alla sua qualità.